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2015/05/04

A (very) Short History of Kanban



A few days ago, a friend asked me to help compile a CV that could be aggressive enough to find a new job. Of course I, having trained as an engineer as well as a writer, I cared mainly the professional aspect but also the image, not going into what could be the specific experiences. Because it was not my experiences, but his, I decided that he was solely responsible for what he had written.

Only one word had left me doubtful: Kanban. The reason was due to the fact that the CV seemed written or copied hastily and I, not knowing all the specific terms of his job, I thought it was simply a word badly copied and transcribed worsely. Instead Kanban exists, and learn about the aspects of this process saves time and money to those who apply. Let's read together the explanation and its applications.

The Kanban Method


In the late 1940s, Toyota found a better engineering process from an unlikely source: the supermarket. They noticed that store clerks restocked a grocery item by their store’s inventory, not their vendor’s supply.

Only when an item was near sellout did the clerks order more. The grocers’ “just-in-time” delivery process sparked Toyota engineers to rethink their methods and pioneer a new approach—a Kanban system—that would match inventory with demand and achieve higher levels of quality and throughput.

So how’d they do all that?

In simplest terms, by better communication through visual management.

Kanban is Japanese for “visual signal” or “card.” Toyota line-workers used a kanban (i.e., an actual card) to signal steps in their manufacturing process. The system’s highly visual nature allowed teams to communicate more easily on what work needed to be done and when. It also standardized cues and refined processes, which helped to reduce waste and maximize value.

A new application of Kanban emerged for knowledge work as early as 2005, and an inquisitive community formed in 2007 around the leadership of David J. Anderson, Jim Benson, Corey Ladas and others. Their resulting body of knowledge was influenced not only by the Toyota Production System but also by the work of W. Edwards Deming, Eliyahu Goldratt, Donald Reinertsen and other thought leaders.

Kanban Today and Why it Works

Today’s workforce may be armed with retina-worthy smartphones and tablets, but plenty of information still comes our way as words on a screen. Emails, spreadsheets, task lists—text is everywhere. While it fits certain scenarios, textual information is not a one-size-fits-all communication vehicle. Its effectiveness is lower than you might think.

It starts with your brain.

A picture is worth a thousand words for scientific reasons: The brain processes visual information 60,000 times faster than text. Forty percent of all nerve fibers connected to the brain are linked to the retina. Visual information comprises 90 percent of the data that comes to our brain, suggesting that our neurological pathways might even prefer pictorial displays over text.

Kanban helps you harness the power of visual information by using sticky notes on a whiteboard to create a “picture” of your work. Seeing how your work flows within your team’s process lets you not only communicate status but also give and receive context for the work. Kanban takes information that typically would be communicated via words and turns it into brain candy.

Four Core Kanban Principles

Unlike other methods that force fit change from the get-go, Kanban is about evolution, not revolution. It hinges on the fundamental truth that you can’t get where you want to go without first knowing where you are.

Kanban is gaining traction as a way to smoothly implement Agile and Lean management methods in tech and non-tech companies around the world. Throughout this fresh take on Toyota’s manufacturing process, Kanban’s core elements have remained rooted in the principles below. (Note: There are many ways to define Kanban. Our intent in listing the core elements in this manner is not to introduce a new definition but to distill the common principles.)

1. Visualize Work

By creating a visual model of your work and workflow, you can observe the flow of work moving through your Kanban system. Making the work visible—along with blockers, bottlenecks and queues—instantly leads to increased communication and collaboration.


2. Limit Work in Process

By limiting how much unfinished work is in process, you can reduce the time it takes an item to travel through the Kanban system. You can also avoid problems caused by task switching and reduce the need to constantly reprioritize items.


3. Focus on Flow

By using work-in-process (WIP) limits and developing team-driven policies, you can optimize your Kanban system to improve the smooth flow of work, collect metrics to analyze flow, and even get leading indicators of future problems by analyzing the flow of work.


4. Continuous Improvement

Once your Kanban system is in place, it becomes the cornerstone for a culture of continuous improvement. Teams measure their effectiveness by tracking flow, quality, throughput, lead times and more. Experiments and analysis can change the system to improve the team’s effectiveness.

2015/05/03

Vigliacchi, solo vigliacchi



Vi chiamano Black Bloc, ma noi, e parlo a nome di tanti comuni cittadini, preferiamo additarvi come delinquenti, vigliacchi. Sì, delinquenti con l’aggravante della vigliaccheria.

Vi presentate coperti dalla testa ai piedi come guerriglieri dell’Isis, o come tanti condom pronti a penetrare le nostre città, a stuprarle, a violentarle. Godete nel distruggere, annientare, calpestare la roba altrui. Palle che ce l’avete con le banche, la Borsa ed i luoghi del capitalismo.

Incendiate le nostre auto, i nostri negozi, imbrattate le nostre strade. Ci private della libertà di camminare nelle nostre vie, per evitare di essere colpiti dalle pietre che lanciate alla rinfusa, dalle vostre manganellate, dai vostri insulti. Siete incoerenti, poiché la maggior parte di voi neanche sa perché è sceso in piazza. Le interviste rilasciate da qualche vostro “compagno” idiota lo dimostrano. Sono lì, registrate, ascoltatevele. “Cioè protestiamo .. cioè distruggiamo … cioè spacchiamo tutto”. Siete annoiati dalla vita, vuoti, frustrati e quindi vi accanite come bestie inferocite verso tutto e tutti. Tanti di voi arrivano sul luogo da colpire già strafatti, ciucchi di alcol e rintronati dal fumo, ma non quello del camino o dalla grigliata domenicale. Vi danno forza, sicurezza, eccitazione. Eccitazione che alimentate mentre prendere a randellate il bidone dei rifiuti, la vetrina del nostro fruttivendolo, incendiate l’auto del nostro vicino di casa, prendete a bastonate chiunque si ribelli al vostro scempio, soprattutto i poliziotti, vostri acerrimi nemici.

Sappiate, se i vostri genitori non ve l’hanno insegnato, che il bidone dei rifiuti, la vetrina del nostro fruttivendolo e l’auto del nostro vicino di casa non hanno nulla a che fare col capitalismo. Anzi, il Comune dovrà rimpiazzare il bidone che poi noi rimborseremo con le nostre tasse. Il fruttivendolo dovrà ripagarsi la vetrina di tasca propria perché non tutti hanno l’assicurazione, ed in ogni caso non tutte prevedono gli atti di vandalismo. Il nostro vicino di casa ha le rate della macchina da pagare fino al 2050, la lascia in strada perché non ha i soldi per il box e gli serve per andare a lavorare fuori Milano. L’assicurazione lo risarcirà con quattro noci di cocco ed un ciuffo d’ananas, e lui dovrà indebitarsi ancora grazie alle vostre prodezze da infami.

Vi approfittate delle mani legate dei poliziotti perché i vostri “protettori” hanno dato ordine di non infierire. In parole povere, potete distruggere la città come e quanto vi pare, poiché le forze dell’ordine possono intervenire solo quando c’è qualcuno in pericolo di vita. E voi, da bravi vigliacchi quali siete, ve ne approfittate.

Siete incapaci di manifestare pacificamente con cartelli o striscioni, saltare su di una cassetta della frutta, improvvisare un palco ed urlare al mondo il perché dei vostri “NO”. Ma che dico, la manifestazione è la scusa al vostro vandalismo, alla vostra rabbia.

Ho visto per terra, a scempio ultimato, i vostri caschi, le tute e le sciarpe che da codardi avete usato per non farvi riconoscere. E da vigliacchi e codardi siete corsi a mischiarvi coi manifestanti pacifici per non farvi arrestare.

Siete dei barbari, oramai è assodato, è certezza. Barbari codardi e vigliacchi coccolati da uno Stato loffio contro i farabutti e duro con i giusti. Uno Stato che domani a gran voce chiederà per voi un pugno di ferro e delle punizioni esemplari. Ennesima farsa recitata dai soliti buffoni, i disonorevoli pagliacci capaci solo di far andar la bocca per poi chiuderla con un amen, un nulla di fatto.

M’arrovello la mente chiedendomi se i vostri genitori sono consapevoli di ciò che voi fate. Forse qualcuno è all’oscuro, ma in tanti sanno. Come possono non sapere. Forse vi fanno persino i complimenti. Forse vi preparano le molotov sul tavolo di cucina tra il bricco del caffè e i biscotti per la colazione. Forse vi lucidano il casco e la mazza che poi nasconderete sotto la giacca.

Da un articolo di Magdi Cristiano Allam su facebook

2015/05/01

Black Bloc a Milano


Difficile catalogarli, difficile anche descrivere i contenuti della loro protesta. Per non parlare della loro proposta politica: inesistente.

Un Black Bloc – chiamato così perché i suoi partecipanti tendono a vestirsi di nero - dove Black equivale a nero e Bloc a gruppo, non blocco quindi, è un insieme di soggetti che si definiscono anarchici o di gruppi di affinità che si definiscono anarchici i quali si organizzano tra di loro per un’azione di protesta violenta. 

L’autodefinizione che fa riferimento all’anarchismo - corrente di pensiero antica quanto nobile - è del tutto arbitraria, dal momento che nella cultura dei Black Bloc è proprio l’assenza di pensiero il dato caratterizzante.

Le caratteristiche di un Black Bloc cambiano di azione in azione. 

I Black Bloc non sono un gruppo o un’organizzazione, non hanno sedi o giornali e neppure una precisa ideologia. L’unica idea guida è quella di attaccare e distruggere tutti i simboli del capitalismo. Proprio per le loro caratteristiche qualsiasi Black Bloc è perfettamente infiltrabile.

Ad accomunarli solo la forza distruttiva dell’azione. Il NO radicale a tutto.

Nichilismo allo stato puro? Perfino il nichilismo - inteso come corrente politica rivoluzionaria nella Russia del secondo ‘800 – aveva in sé qualche germe di propositività. 

L’idea unificante del circuito Black Bloc – che non è una struttura organizzata e tantomeno una forza politica, seppure minoritaria – è quello della pratica distruttiva: la distruzione dei simboli del capitalismo come estrema conseguenza del rifiuto di ogni rapporto con le Istituzione della società moderna.

Il dato da tenere sempre presente per non incorrere nell’errore tipico in cui cadono regolarmente i media tradizionali e buona parte della magistratura italiana (i formidabili cervelli togati di Cosenza, in particolare) è che i Black Bloc NON sono un’organizzazione. NON esiste una sede dei Black Bloc, né in Italia, né all’estero. Né un giornale dei Black Bloc. Né un’ideologia Black Bloc. 

Esistono invece dei soggetti che – in particolari occasioni, solitamente manifestazioni e cortei – si aggregano momentaneamente, quel tanto che basta a commettere un’azione violenta.

2015/04/29

Un Colpo di Stato chiamato Italicum


Colpo di Stato, Renzi nuovo Duce, a quale luce ci conduce?

Pur nella modestia del mio sapere , raccolgo l'insegnamento di Aristotele, “quelli che si danno pensiero della Costituzione devono procurare motivi di timore, in modo che i cittadini siano in guardia e non allentino la vigilanza intorno alla Costituzione” : nel delirio riformatore del Governo Renzi, l'Italicum è un'autentica vergogna, un guazzabuglio che può far saltare l'intero sistema istituzionale, distruggendo la nostra Carta fondamentale , garante dei diritti inviolabili dell'uomo. Dobbiamo constatare che il Parlamento, sconfessato dalla Consulta, si appresta a riformare la Costituzione con l'abolizione del Senato e a varare un sistema elettorale non democratico. A proporre le riforme erano due personaggi privi di potere propositivo legittimo ora ne è rimasto solo uno ancora pericoloso, forse più dell'altro perché non controllabile. 

Quello che si è chiamato fuori accortamente, non saprei dire quanto, ma nel frattempo aveva favorito questa legge truffa quando ancora muoveva i primi passi in cerca di consensi e approvazioni, era stato condannato per evasione fiscale con una sentenza truffa, inventata di sana pianta per toglierlo dalla scena, che ora se l'è ripresa tutta anche se con qualche errore strategico, l’altro perché era titolare di una carica che lo rendeva incompatibile col mandato parlamentare. Renzi bimbo prodigio della politica a caccia di maggiore potere personale, sta violando tanti principi costituzionali. A completare la distruzione giuridica, politica e morale della nostra Repubblica, afflitta da gravi diseguaglianze, si aggiunge il sistema elettorale che riproduce in modo arrogante le incostituzionalità già accertate dalla Corte. Ma vediamo quali sono le caratteristiche della legge golpista votata alla Camera, intrisa di trucchi e contraddizioni, oltre che del tutto incoerente con le raccomandazioni della Consulta.

Il sistema prevede un premio abnorme alla coalizione che supera il 37%, portando il vincitore al 55% dei seggi. Otterranno seggi i partiti che superano lo sbarramento del 4.5 per cento, che concorrono tuttavia alla soglia per il premio di maggioranza. In mancanza del 37%, vanno al ballottaggio le due coalizioni più votate. Perchè la coalizione partecipi alla ripartizione dei seggi deve raggiungere il 12%. I partiti che corrono da soli devono raggiungere l'8 %.

Questo sistema comporta una alterazione profonda della rappresentanza democratica premiando oltremodo le alleanze ibride e penalizzando ingiustamente i partiti che corrono da soli. La frode è colossale: da una parte aumenta la frammentazione dei piccoli partiti, salvati con le coalizioni. L'imbroglio serve a consentire a Forza Italia, con l'aiuto di Lega, fratelli d'Italia, NCD, e di una miriade di partitini, a superare il 37%, cosa probabile, avendo quel partito il controllo di tutte le TV pubbliche e private e fruendo di un permanente conflitto di interessi che Renzi non eliminerà. Una minoranza del 37 per cento di nominati dall'alto, privi di capacità e libertà, eserciterà un potere assoluto sul 67 per cento degli elettori. Non solo; abolito il Senato, con una sola Camera, tutte le contro riforme liberticide saranno possibili, anche quella presidenziale e della giustizia da sottoporre al controllo del Governo, annunciate dal bimbo prodigio. Situazioni del genere portano diritto alla dittatura. Una legge proporzionale fu nefasta per la Repubblica di Weimar (1919), e preludio del nazismo. 

Altro vulnus alla Costituzione è la mancanza di preferenze. Ci saranno liste bloccate corte, con un minimo di tre candidati e un massimo di sei. 
- L'eliminazione della preferenza viola l'art 48 della Costituzione “Il voto é personale ed uguale, libero e segreto”. 
- L'articolo 3 della Convenzione per i diritti dell'Uomo del 1950 : “ Le parti contraenti si impegnano ad organizzare libere elezioni, in condizioni tali da assicurare la libera espressione dell'opinione del popolo sulla scelta del corpo legislativo”. 
- Viola l'articolo 21 della dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo dell'ONU di NY del 1948: “Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese , sia direttamente sia attraverso rappresentanti liberamente scelti... attraverso veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale e uguale, ed a voto segreto e libera votazione”. 

Senza preferenza il diritto di voto viene trasferito alle segreterie di partiti, senza regole guidati da pochi oligarchi. Che scelgono i rappresentanti del popolo, indipendentemente da qualità e valore dei candidati. Il vero potere dell'elettorato é nello scegliere chi lo rappresenta e attraverso lui chi lo governa. La preferenza é l'essenza della democrazia. L'elettore che vota non decide solo cosa fare, ma chi farà, tra i candidati proposti. L'elettore preferisce un candidato credibile, sia pure con un programma modesto, e non un candidato poco credibile con un programma eccellente che non sarà mai realizzato. 

Se si elimina la preferenza, si abbandona il criterio del merito posto a base della Costituzione, e della par condicio tra i candidati. Tucidide fu il primo a parlare di democrazia selettiva: ”Abbiamo una costituzione chiamata democrazia; ciascuno é preferito a seconda del suo emergere in un determinato campo, non per la provenienza da una classe sociale. E se uno può fare qualcosa di buono alla città, non ne é impedito dalla oscurità del rango sociale. “

Le pluricandidature , altro vizio dell'Italicum, violano l'articolo 51 della Costituzione  “tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza”. La condizione di eguaglianza viene violata poiché i candidati al vertice dell'elenco sono preferiti al di là del numero delle preferenze ricevute. Ma anche se l'elettore accetta l'ordine della lista, è ingannato da ciò che accade dopo la votazione. 

 Infatti per l'Italicum i notabili dei partiti possono presentarsi in ogni collegio nazionale. I loro nomi aprono le diverse liste. L'elettore, se mette una crocetta sul partito, illudendosi di scegliere i primi della lista, viene indotto in errore: la scelta finale spetta al plurieletto, capolista in diversi collegi elettorali. Costui , decidendo d’ancorare il proprio seggio a questo o a quel collegio, decide anche le sorti di chi gli sta dietro nel listino. E tale decisione si consuma dopo le elezioni, che così diventano farsa, messinscena, antitesi della democrazia elettiva e selettiva. 

E' uno spettacolo cui abbiamo già assistito. Nel 2006 trascorsero un paio di settimane prima che ci fosse dato conoscere le facce dei nuovi deputati e senatori. Nel frattempo il Palazzo registrava l’altalena fra eletti rinuncianti e primi dei non eletti subentranti. Risultato: un terzo dell’intero Parlamento venne scelto dalle segreterie politiche e non dagli elettori. Ed accadde che i subentranti erano meno bravi e indipendenti degli esclusi. Ed erano al servizio del benefattore che aveva loro spianato la strada, ingannando gli elettori. 

Si sostiene che queste illogicità plateali, queste storture aberranti, si rendono necessarie per assicurare la governabilità anche se sacrificano l’eguaglianza, principio fondante della Costituzione. Che dovrebbe recedere a fronte di un obiettivo che, al di là del costo altissimo, come dice Gianni Ferrara, in termini di tollerabilità democratica, è tutt’altro che certo e comunque non sicuramente virtuoso. Lo dimostra l’esperienza disastrosa del governo Berlusconi, che dal 2008 al 2011 disponeva di una maggioranza enorme e di una notevole governabilità. 

Si sostiene che la sera dell’elezione gli elettori devono “sapere chi li governa”. Mai menzogna fu più spudorata. Averla prima inventata e poi diffusa ha determinato il rovesciamento del senso dell’elezione trasmutandola in scelta di colui dal quale si sarà governati. L’elezione non sarà più diretta alla scelta del rappresentante della volontà, dei bisogni, dei progetti del popolo cui spetta la sovranità. La sovranità sarà capovolta, diverrà sudditanza ad un capo assoluto. La tragedia della democrazia si rappresenterà con la farsa dell’elezione. 

E' inaccettabile che la Costituzione venga stravolta da un parlamento di nominati pronti ad ogni porcheria pur di salvare la poltrona, un parlamento sostanzialmente illegittimo perché eletto con una legge dichiarata illegittima dalla Consulta. Con quale diritto un simile parlamento viene oggi chiamato a varare una nuova legge altrettanto antidemocratica ed incostituzionale? E con quale diritto il capo del governo ha usato - per la prima volta nella storia in materia elettorale - il "voto di fiducia" per piegare la minoranza del suo stesso partito?

Questa legge, però, non è voluta solo da Renzi. Essa è il modello ideale per le oligarchie finanziarie - nazionali e internazionali - che dominano la politica italiana. E' la legge voluta dai signori dell'euro e dell'austerità. Costoro non hanno più il consenso, e dunque debbono truccare le regole del gioco. Come ci insegna anche la vicenda greca, essi non tollerano la democrazia. 

Prima di approvare questa legge, intervenga il Presidente della Repubblica per le palesi violazioni della Carta. E ci pensino bene i parlamentari del Senato. Potrebbero favorire o cogliere l’occasione per rivelarsi capaci di salvare l'Italia dal regime.

Testo corretto e aggiornato da uno scritto di Ferdinando Imposimato

2015/04/25

Disperati


Mi sento in profonda difficoltà a parlare delle ennesime catastrofi umanitarie nel Mediterraneo perché mi sembra di vivere una grande contraddizione. 

Tutti ci indigniamo ma poi non facciamo niente, spesso neppure neanche una piccola offerta per un aiuto, tutti straparliamo di morti in fondo al mare mentre si beve l’aperitivo al bar o al ristorante si cazzeggia davanti a una buona specialità gastronomica. 

Siamo un mondo alienato, assurdo, senza memoria. 

Una mia amica mi faceva notare di aver visto in una vetrina una borsa a 3,500 euro con due palline di pelo di coniglio sintetico (speriamo!) legate alla borsetta, in vendita (le sole palline!) a 345 euro, pur con un loro valore intrinseco massimo di una ventina di centesimi. 

Quei 350 euro sono ben di più del reddito di una famiglia del Burundi per un intero anno di lavoro: può funzionare un mondo così?

Poi non mi va la polemica politica su queste cose, ma era forse cambiato qualcosa dopo i 386 morti annegati dell’ottobre 2013 a Lampedusa? Nulla. E’ cambiato qualcosa dopo che si è scoperto delle preoccupanti infiltrazioni mafiose al centro accoglienza di Mileto, il più grande d’Europa? No. Qualcuno si preoccupa se da questo centro come da tutti gli altri scappano a migliaia? No, anzi, in più spariscono e meglio è.

Si può sostenere che tra i migranti non ci siano terroristi mischiati insieme all’ondata di disperati? No, visto che su 170.000 persone arrivate in Sicilia l’anno scorso larga parte non sono state neppure identificate. Ma di cosa si parla se non con superficiale demagogia, in cui rischio di cadere anch’io?

Da quanti mesi i lettori di questo blog leggono il mio appello di bloccare il traffico di carne umana eliminando con i droni i barconi vuoti ormeggiati in Libia? Mesi fa era “demagogia”, ora questa necessità l’ha scoperta pure Renzi, ma sta facendo qualcosa? In concreto nulla, con l’ Europa di fatto assente e lontana – al di là delle chiacchiere - che al massimo passa una elemosina.

Si è fatto qualcosa quando il ministro Gentiloni 3 mesi fa (e non solo lui) ha annunciato la presenza di un milione di persone in attesa di transito? Nulla.

Ma ci si può fidare di organizzazioni umanitarie che spendono il 79% (settantanove per cento) dei fondi introitati in spese generali? Leggete i loro bilanci, ma di queste cose non si parla mai !!!!

Per tutti questi motivi mi sento impotente, inascoltato, non accetto la demagogia di fatto becera e razzista, le “chiusure” e l’arroganza, ma neppure quella di chi sta al governo e dice “L’Italia sta facendo” quando sostanzialmente non è vero, salvo il lavoro di tanti volontari, ma anche con un gigantesco scaricabarile e chiudendo gli occhi, come quando a Caserta nascondevano i rifiuti sottoterra, salvo poi ritrovarsi tutto inquinato. 

Nel 1978 andai la prima volta in Africa a lavorare in un cantiere del nord della Nigeria che si chiama Bakolori. Tornando scrissi “Arriveranno a milioni” Sbagliavo, sono arrivati in decine di milioni e dieci volte di più arriveranno. 

Bisognava e bisogna aiutarli nel loro paese, ma poi concretamente non lo fa nessuno. Così, tutti, “tiriamo a campare”, anche sulla pelle di chi finisce in fondo al mare.