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2012/11/07

L'Italiano

Nessuna popolazione di nessun paese dell'area europea si lamenta e si lagna come fanno gli italiani.
All'Italiano medio interessano poche cose, tutte vicine a lui e chiama questo gruppo di cose Italia. Tutto il resto puo' anche scomparire, l'importante che queste cose rimangano. Non esiste Patria, Nazione, Stato o Popolo, non esiste una cultura del Pubblico, del condiviso, del bene collettivo. Non siamo nemmeno un popolo, ma un insieme di famiglie, di citta' al massimo. Siamo l'unico popolo che non si incazza per cose che basterebbero a far capovolgere qualsiasi altro Stato. O meglio, a parole sono tutti incazzati, al bar specialmente, sui social forum o su forum come questo, a parole naturalmente. poi a fatti tutti hanno paura di fare qualcosa, tutti hanno troppo da perdere. Troppo cosa? Una vita vera? Certo, non tutti possono permettersi di mollare tutto e cambiare Paese o Continente, questi "non tutti" sono gli stessi che non provano nemmeno a cambiare il posto in cui sono. Nonostante questo ci si lamenta sempre.

A lamentarsi l'Italiano e' bravissimo. In casa propria come altrove.
L'Italiano e' in grado di adattarsi a tutto, sempre e al peggio ancora. Una situazione che oggi e' di merda e domani lo sara' di piu', non cambiera' di una virgola per l'Italiano, semplicemente perche' non la vede. Non la vede perche' non la vuole vedere.

Io mi sento Italiano, sono nato in Italia. Non condivido pero' quasi niente con queste persone che per anni hanno lasciato in mano di pochi un paese intero, fregandosene se va tutto a puttane e allo stesso tempo riuscendo a far finta che vada tutto bene, nonostante tutto. Un cocktail, una macchina pulita il Sabato sera, una camicia alla moda e un lavoro "sicuro".

Il lavoro sicuro, altra str***ata: semplicemente non esiste piu', e' un concetto superato, andato, vecchio. Anche se hai un contratto, l'azienda puo' chiudere da un momento all'altro.
Gli Italiani sono assolutamente indietro, mentalmente, socialmente, economicamente, su tutto. Qualsiasi infrastruttura, modo di pensare, settore pubblico, modo di fare le cose e' vecchio. I nostri "leader" sono bambini idioti che litigano tutto il giorno per cose inutili e inesistenti e gli Italiani stanno a guardare, a volte, perfino, divertendosi, senza capire che nella vita reale la loro vita se ne sta andando e, quel che e' peggio, quella dei loro figli.
L'Italiano siede davanti alla TV da talmente tanto tempo che ormai non riesce a distinguerla dalla realta'.

Puoi tranquillamente uccidere un Italiano semplicemente mostrandogli una troia nuda che balla durante una moviola e lui stara' fermo e tranquillo a prendersi l'ennesima coltellata. O l'ennesimo c***o in culo, a seconda dei vostri gusti.
E' peggio l'assassino o chi lo copre chiudendo gli occhi?

L'Italiano di oggi sbava per un contratto da ottocento euro al mese senza benefit di alcun genere, credendo di essere arrivato in cima. E' disposto ad archiviare ogni titolo di studio pur di lavorare per qualcuno, credendo anche di fargli un favore. L'Italiano ha paura di uscire dall'Italia come un leone ha paura di uscire dalla gabbia in cui e' cresciuto, anche se trova la porta aperta, sposando il ragionamento "la gabbia almeno e' sicura, la fuori, chi lo sa...". L'Italiano si lamenta di tutto, ma aspetta sempre che qualcuno risolva i problemi al posto suo, perche' farlo in prima persona sarebbe un ulteriore problema.

L'Italiano e' quella famosa rana in quella pentola piena d'acqua che diventa sempre piu' calda.
L'Italiano e' arrivato ad essere orgoglioso dell'Italia (pochi purtroppo) pur non sapendo elencare i motivi per cui esserlo, escludendo il cibo. L'Italiano ignora mille segnali negativi in favore di uno positivo. Quello che i clinici chiamano delirio.

Quando qualche cinese lo mangera' come antipasto salato, allora forse smettera' di lamentarsi. Solo che ormai, qualcuno lo stara' gia' masticando, magari trovandolo perfino mediocre.

2012/10/23

Italiani in fuga ... a volte ritornano!


Fuga di cervelli!



Gli italiani che vogliono, vorrebbero o stanno per andare o sono tornati dall'estero si dividono in 8 categorie.

1. Quelli che sognano di partire
2. Quelli che potrebbero partire ma non vogliono
3. Quelli che vorrebbero partire ma non possono
4. Quelli che si stanno organizzando per partire
5. Quelli che sono partiti
6. Quelli che sono tornati per scelta
7. Quelli che sono tornati per necessità
8. Quelli che sono tornati e basta

1. Quelli che sognano di partire, i sognatori di mestiere, sono i più pericolosi. Sognano da sempre e nulla più. Sono quelli che si immaginano vivere in paesi tropicali, sono ricchi o sono poveri poca importanza, sole, mare, noci di cocco, pelle abbronzata... sognare non costa nulla! Sono pericolosi perché insinuano nella mente dei potenziali emigranti il tarlo della difficoltà, sognano ma non partono, invogliano ma non convincono. In questa categoria rientrano anche gli eterni indecisi che si contendono un posto anche con "quelli che vorrei ma non posso". Alla fine chi li ascolta ha solo due scelte: sognare con loro e non decidersi mai oppure mandarli al diavolo e continuare per la propria strada. Io suggerisco la seconda.
Incantatori!

2. Quelli che potrebbero partire ma non vogliono. È forse la categoria più realistica. Di questi fanno parte il 99% degli italiani che lavorano, partecipano più o meno attivamente alla vita della propria nazione, magari hanno anche considerato una volta nella vita la possibilità di partire, andarsene ai caraibi a godersi la vita, palme, sole, noci di cocco, spiagge dalla sabbia cristallina e acque limpidissime. Poi si svegliano e considerano che tutto sommato hanno tutto quello che a loro serve, i caraibi (o altro luogo, poco importa quale) sono magnifici per spendere solo qualche settimana di vacanza.
Realisti!

3. Quelli che vorrebbero partire ma non possono. Sono i più motivati, ma anche sfortunati. Conoscono tutto del luogo prescelto, dalle ore di marea alla tassa di soggiorno, conoscono anche il prezzo del kWh e del gas al mc per cucinare. Hanno già stilato budgets, cash flow, piani di rientro e business plan... hanno tutto meno una dose di risparmi sufficiente a vivere senza risorse almeno 3 mesi oppure hanno una moglie che proprio non ci sta a lasciare il proprio mondo, -mammà che farà senza di me?- Si adattano, sperano, convincono, spendono fiumi di parole e chiacchiere con amici e forum. Sono patetici e pervicaci nella loro convinzione. La gente passa e loro son sempre li e alla fine gli altri si stancano anche di ascoltarli.
Sfortunati!

4. Quelli che si stanno organizzando per partire. È questa una nuova categoria di persone, vogliono far colpo sugli amici oppure illudere gli eterni indecisi, sui forum compaiono 3 mesi prima dell'ipotetica partenza. Sono molto attivi, incoraggiano gli altri a fare il grande passo, forniscono indirizzi di chi ce l'ha fatta, di amministrazioni estere, di uffici del lavoro. Convincono tutti che partire e la migliore soluzione per cambiare radicalmente il corso della propria vita, e riescono anche a convincere qualcuno. Ad un certo punto scrivono che la data è fissata, incassano i complimenti di tutti e spariscono. Spariscono dai forums, dai virtuali amici, spariscono da un sogno e quando ricompaiono non si chiameranno più Pinco ma Pallino e il gioco ricomincerà come se niente fosse cambiato.
Patetici!

5. Quelli che sono partiti per davvero. Sono quelli che ce l'hanno fatta, non necessariamente vincenti ma almeno hanno compiuto il grande passo, si sono staccati dalla madre patria ed a prezzo di sacrifici piccoli o grandi hanno iniziato un'esistenza più adatta ai loro desideri. A questo punto della storia a noi non interessa sapere se hanno trovato il successo che cercavano, per molti il solo partire è già una vittoria, il primo passo per ricostruire si spera in meglio la propria esistenza. Molti questo passo l'hanno compiuto già da tanto tempo, sono riusciti a ricominciare da zero, sono professionisti, imprenditori affermati o semplici impiegati capaci di essere indipendenti e non pensare più al ritorno. Spesso questi individui sono quelli più disponibili a dispensare consigli e dritte per invogliare altri a seguirli all'estero e, fortunatamente, spesso ci riescono.
Meritevoli!

6. Quelli che sono tornati per scelta. Che scelta possa mai essere quella di tornare? Tornare è ammettere di aver sovrastimato le proprie capacità di vivere in un contesto diverso da quello abituale. Tornare è ammettere che lavorare in un ambiente estraneo è alienante, tornare è dimostrare d'aver capito di non avere considerato bene tutti gli aspetti di una vita lontano da casa. Tornare è ammettere, senza dirlo, di aver sbagliato. Sono pochi quelli che arrivano a questo passo, la maggior parte si rende conto quasi subito che non è stata una scelta felice e un po' per orgoglio o vergogna decide di restare, di stringere i denti ed andare avanti, consapevole di stare peggio di quando pensava di essere arrivato alla frutta. Se questi individui tornano è perche sono stati costretti o perchè il livello di sopportazione è arrivato al limite. Sono forse i migliori, ammettono tutto e cercano di informare chi si accinge a partire affinche altri non commettano gli stessi errori.
Ammirevoli!    

7. Quelli che sono tornati per necessità. Che necessità ci possa essere da spingere un individuo a lasciare tutto quello per cui si era battuto e tornare al paese natio? Di solito è una scusa... la mamma vecchia e malata, i figli che non hanno amici, le proprietà che vanno in malora senza un occhio attento, ecc ecc. Le scuse sono tante, tutte accampate per non dire, per non ammettere di aver fallito. Che poi intendiamoci bene, tornare non è una tragedia, se si ammette di aver sbagliato, un errore di valutazione è sempre possibile. Non siete esecreabili per questo. Ma obiettivamente se si decide di partire significa aver organizzato per bene il proprio distacco da tutti gli affetti e affari. Se si parte vuol dire essere certi di non avere più situazioni aperte, che si trascinano, aver provveduto per tempo e con capacità a risolvere tutto e non nulla alle spalle. Ma tornare è un fallimento e allora ecco la scusa, la necessità affinchè qualcuno possa credere. Nessuno vi metterà al rogo, purtroppo quelli che accampano giustificazione varie e pittoresche non sopportano sentirselo dire e preferiscono nascondersi dietro il classico filo d'erba consci di non avere abbastanza argomenti.
Bugiardi!

8. Quelli che tornano e basta. Delusi, distrutti, sfiancati, addolorati, forse falliti per davvero. Tornano per rifarsi ancora una vita, sono giovani quelli che tornano senza scuse, tornano e basta. Il proprio Paese è ancora li, poco importa se si stia bene o male, è li pronto ad accogliervi come il figliol prodigo e tornare serve a ritemprarsi lo spirito. Potrebbe esserci una seconda partenza e poi una terza e via in un gioco di partenze e ritorni senza fine alla ricerca della felicità eterna scoprendo di volta in volta che essa non esiste se non nel proprio ego e che forse era meglio restare per costruire meglio la propria esistenza, magari al servizio degli altri.
Demotivati.

E voi? A che categoria pensate di appartenere?



2012/10/21

I Padroni della Terra


Lo dicono in tanti, lo pensano tutti, pochi politici confermano, ma è una verità a cui non possiamo più sfuggire. Non siamo più padroni di noi stessi, siamo la merce di scambio di una classe di tiranni che è padrona del pianeta.

I padroni della Terra, Terra uguale Pianeta, il mondo non ci appartiene più da tanto, questo lo sapevamo o si era intuito già da tempo quando le guerre avvengono e nessuno può far nulla perché avvengano. Qualcuno si ricorderà di Mussolini, di Hitler. Populisti, dittatori, nulla al confronto dei nuovi padroni che entrano a passi felpati nelle nostre vite e si prendono tutto. Prendono le informazioni che noi più o meno ingenuamente forniamo loro, numeri dei conti corrente, numeri di telefono, le nostre preferenze,  e lo fanno attraverso le società telefoniche, o meglio i colossi della telecomunicazione, o meglio ancora i nuovi padroni della Terra, loro cercano spasmodicamente di ottenere i dati dei clienti e sono spesso disposti a spendere cifre elevatissime per entrare in possesso dei dati personali degli abbonati attraverso lo spionaggio industriale, attraverso programmi invasivi, virus, trojan che infettano i nostri computer e passano dati su dati, quelli delle nostre vite, famiglia, amanti e figli e nipoti quando ci sono. Tutto viene catalogato, assegnato, filtrato, impoverito o arricchito e tutto produce ricchezza, una ricchezza che non verrà mai divisa con chi pure ne possiede il momento iniziale, coloro che hanno l'imprinting ma non accedono ai frutti da questo derivanti. Una volta ottenute lecitamente o meno queste informazioni, le compagnie inviano i dati ai call center. In questo modo controllano tutto, dal conto corrente alle risorse, dalle preferenze di spesa a quelle sociali, religiose, persino nello sport. 
Chi sono i nuovi padroni della Terra dunque? E come esercitano il loro potere? 
Una risposta adeguata potrebbe essere quella di andare a indagare dentro le logiche delle multinazionali, scavando nei meccanismi economici e nei rapporti che danno l’esatta fotografia dei dati delle banche, entrando con la cinepresa nelle fabbriche dove vengono cuciti i vestiti per le sfilate di moda. Esiste uno sfruttamento continuo di molte classi di cittadini, lavoratori, e non solo quelli dei paesi del terzo cosiddetto mondo, quelli che non arrivano a fine mese. 

Non esistono solo i lavoratori sfruttati delle nazioni povere senza via di sviluppo, parliamo anche di lavoratori di paesi asiatici che non sono alla fame, al contrario, in pieno sviluppo con crescite da infarto per un economista di casa nostra. Noi percentuali come quelle possiamo solo sognarle, per loro è la regola ma a prezzo di queli sofferenze? 

I processi di delocalizzazione che arrichiscono a dismisura gli imprenditori occidentali non sono una novità, oggi un imprenditore sa che per continuare a esistere (e per guadagnare quello che guadagnava prima) deve delocalizzare, e spremere senza scrupoli la povera gente che abbandona le campagne per incatenarsi in fabbriche malsane e invisibili. La delocalizzazione rende noi più poveri perché in definitiva perdiamo una parte più meno consistente di quelle imposte che ci venivano più o meno restituite in cambio di servizi dello Stato. Il delocalizzatore non pagherà più le tasse che la sua impresa commerciale o industriale attivava, comunque ne pagherà meno e in virtù di quello che deciderà di continuare a gestire dal Paese di origine.

Questo è dunque il prezzo della globalità?
No, questo è il prezzo dell’aumento sconsiderato dei carichi fiscali in occidente, della inqualificabile abitudine di spremere i cittadini finché c’è vita e speranza. Così si torna al medioevo con i vari Robin Hood che rubano ai ricchi per donare ai poveri che poi alla fine fanno solo carità e non danno nulla, loro dicono che è solidarietà, ce la vendono come tale ma non è cosi. La differenza tra carità e solidarietà è abissale, anche se molti fanno confusione, vorrei fare una sintesi per evidenziare la differenza fondamentale: la carità cristiana ti aiuta una tantum e ti lascia dove sei, povero all’infinito. Serve solo a chi la fa per ripulirsi la coscienza elargendo le briciole di quello che, magari, ha rubato, perché chi ruba teme la punizione divina e forse anche quella terrena. La confessione, attraverso l’assoluzione di qualsiasi peccato e la carità ripuliscono l’animo umano meglio di una lavatrice. La solidarietà, invece, aiuta chi è in difficoltà a trovare gli strumenti per uscirne, evolversi, attraverso l’impegno, l’informazione, la conoscenza dei propri diritti. Insomma la carità porta in Africa una bottiglia di acqua la solidarietà ti insegna come fare un pozzo e renderti indipendente. La bottiglia finisce, il pozzo mai e se si esaurisce sai come farne un altro. Bello il discorso ma ancora non sapppiamo chi sono i nuovi padroni della Terra.

Chi sono i nuovi padroni della Terra dunque?
I nuovi padroni della Terra sono di affaristi e strateghi che, oggi come oggi, reggono e definiscono le sorti del pianeta. Detto in parole semplici, questi nuovi padroni sono il frutto dell'unione tra le grandi multinazionali e i governi dei paesi dominanti. Tuttavia, io non condivido l'idea di molti attivisti del movimento contro la globalizzazione neo-liberista, secondo cui lo stato è ormai svanito e ha delegato i suoi poteri alle grandi corporation. Il nuovo grande sistema di dominio nasce proprio dalla commistione e dalla compenetrazione tra questi due attori. È pur sempre vero, non possiamo più far finta che non sia così, che le grandi società si sono sempre appoggiate ai governi per esercitare il proprio potere. 

Ma è ancora una volta vero che la crescita sempre più marcata, a partire dagli anni Settanta, delle grandi multinazionali rappresenta indubbiamente un fenomeno di tipo nuovo. Per riassumere in poche parole questo concetto, possiamo dire che oggi assistiamo alla rigenerazione in una forma nuova e più violenta di un sistema di vecchio tipo. E in questo contesto si posiziona anche la guerra o le guerre al terrorismo le quali  altro non sono che una riedizione delle classiche guerre imperialiste del XIX secolo. Potremmo affermare, per quanto riguarda gli obiettivi che si prefigge, ossia il controllo delle riserve strategiche del pianeta, sicuramente sì. 

Quello che cambia, tuttavia, sono i termini in cui si estrinseca il nuovo apparato della propaganda. Oggi, dopo l'11 settembre, il nuovo grande nemico è il terrorismo non statuale. Il che spinge a passare completamente sotto silenzio un altro tipo di terrorismo, ugualmente se non più nocivo: quello perpetrato dagli Stati. Dalla seconda guerra mondiale in poi la politica estera degli USA è costellata di atti di terrorismo puro contro le popolazioni civili dei paesi non allineati ai loro interessi: Hiroshima e Nagasaki ne sono l’esempio. Gli attori internazionali sono ormai definiti «terroristi» sulla base del loro livello di adesione agli interessi strategici degli USA o delle potenze dominanti. 

L'aspetto interessante è che il termine 'terrorismo' è stato per la prima volta utilizzato dagli inglesi negli anni Quaranta per descrivere le azioni delle organizzazioni clandestine sioniste nella Palestina sotto mandato britannico. Ora, come per magia, la situazione si è rovesciata: Israele non è terrorista, mentre i palestinesi sono sempre e comunque terroristi. E tutto fa parte dello stesso disegno, la destabilizzazione del pianeta affinché si possa intervenire per ristabilizzarlo e di conseguenza prenderne il controllo anche attraverso la propaganda, direi che la propoaganda si basa proprio su questo aspetto: sulla demonizzazione del nemico o del dissidente. 

Quello che invece dovrebbe far discutere è il nuovo ruolo dei media in queste vicende, loro hanno l’ingrato compito di diffondere le informazioni al pubblico sovrano e non, ma in un modo tale che diventa propaganda di Stato e non informa ne emoziona ma fornisce solo un mero bollettino di guerra che in effetti non è perché l’altra parte, quella più indifesa non reagisce a modo ma subisce provocando un aumento delle notizie volte a mascherare la effettiva dimensione del fenomeno. In questo modo non la argina, la nasconde lasciando ai padroni della Terra il campo totalmente sgombro. 

I media sono quindi parte integrante di quella combriccola trasversale dei «nuovi padroni dela Terra». Il loro potere è effettivamente di tipo nuovo, viste le capacità tecnologiche e la possibilità di influenzare l'opinione pubblica che hanno acquisito negli ultimi anni. Basti pensare al tentato putsch in Venezuela contro Hugo Chavez dell'aprile scorso: è stato orchestrato e organizzato prevalentemente dai media, che hanno scatenato una furiosa campagna di diffamazione contro il presidente. O, per rimanere in Italia, basti pensare a Silvio Berlusconi, che controlla direttamente i media privati e influenza la programmazione di quelli pubblici. Gli stessi USA, che tanto si vantano della loro «informazione libera», hanno forse il sistema mediatico più chiuso del mondo. 

I media sono ormai totalmente controllati dal capitale e rappresentano un vero e proprio potere politico. La loro capacità di penetrale nella società civile è un elemento nuovo e estremamente pericoloso. Nonostante si convenga che il modello occidentale, fino a qualche tempo fa (e anche dopo la caduta del muro di Berlino) sembrava l’unico imprescindibile come modello sia economico che culturale, è evidente a tutti che tante parti del mondo perseguono lo sviluppo in forme del tutto anomale, diversificate, rispetto ai parametri (della democrazia, del modo di pensare, del credo religioso…). 

Perché se è pur vero che quel che ha offerto a molti popoli e paesi emergenti il sistema occidentale è quello che forse di più negativo aveva, e cioè il sistema edonistico-consumista, è anche vero che ogni persona, ogni persona, ogni gruppo etnico, ha bisogno di mantenere o darsi un senso, un significato nel suo essere al mondo (e questo forse, l’Occidente in crisi, non aveva niente da offrire).
Ma allora chi sono i nuovi padroni della Terra? Per come la vedo io, per quello che leggo sui media, per come si evidenziano e collegano i fatti non esistono nuovi padroni della Terra. Sono gli stessi di prima con delle sottili varianti, artifizi tali da portarci a credere, magari a temere o organizzarci per sconfiggerli, che i padroni siano altri e ben più temibili ma non è così. 

E' lo stesso progetto di dominazione che va avanti da ciquecento anni e tra le nuove varianti annoveriamo i media. La misura e l'influenza delle corporazioni internazionali è enormemente aumentata e anche se le multinazionali non sono nuove (e c'erano già nel XVI secolo e le ritroviamo nel recente imperialismo) ora lavorano in sintonia con dei potentissimi Stati. Nella lista metterei sicuramente il Tesoro degli USA, L’IMF (International Monetary Fund), la WB (World Bank), l'EIB (European Investment Bank), la ADB (Asian Development Bank). Tutte queste organizzazioni sono frutto, derivano, sono il braccio di un’unica mente, una complessa organizzazione che ha un unico scopo il controllo della Terra, chiamatelo Pianeta o Mondo, i controllati siam sempre noi.

"Vite come un'ombra che cammina, un povero attore, che si agita e pavoneggia la sua ora sul palcoscenico, e poi non si sente più, ma è un racconto narrato da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla" 
(William Shakespeare, drammaturgo Inglese)

"Lifes but a walking shadow, a poor player, that struts and frets his hour upon the stage, and then is heard no more; it is a tale told by an idiot, full of sound and fury, signifying nothing"
 (William Shakespeare)