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2017/04/05

Vergogna!



E così per San Pietroburgo le luci sono rimaste spente. Le luci del Colosseo. Le luci della Porta di Brandeburgo. Le luci della Torre Eiffel. E tutte quelle luci che sempre illuminano e hanno illuminato i simboli delle Capitali d’Europa per i motivi più diversi: tutte spente. 

Niente luci per San Pietroburgo. Come se non ci importasse. Come se non ci riguardasse. Come se non fosse Europa. Come se quel sangue nella metropolitana non fosse anche il nostro sangue. 

Sangue del tutto uguale a quello di Londra, di Parigi, di Bruxelles, di Madrid, di Nizza, di Berlino. Nessuna solidarietà è scattata per i poveri morti di San Pietroburgo. Nessuno li ha pianti. 

Pochi secondi di televisione, ma nessun approfondimento. Nessun talk-show, nessun dibattito. Quasi un senso di fastidio per quell’attentato, per le immagini di quella carrozza della metropolitana squarciata, per quei corpi distesi sul marciapiede della stazione, per quei volti di cittadini sanguinanti e terrorizzati. 

Nessuna luce per San Pietroburgo. E, in compenso, tante ombre. Tante ipotesi. Una delle più gettonate ha addirittura adombrato una diretta, possibile responsabilità di Vladimir Putin. Ombre gettate lì. Ipotesi costruite a tavolino. E ancora ombre. Il blogger in galera. Le manifestazioni contro il presidente russo. 

La repressione della polizia. 
Il vulnus alla democrazia. 

E silenzio sul consenso ben oltre il 75 per cento di cui Putin gode in Patria. Che vergogna quelle luci spente. Si può solidarizzare con tutto e per tutto; lo si può persino fare per la mitica e intoccabile comunità LGTB (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) che ha avuto l’onore delle luci del mondo, ma non lo si può fare per i morti di San Pietroburgo. 

Come se quel sangue fosse un fastidio da rimuovere, quasi non fosse mai esistito. È così questa Europa infingarda, guidata da vigliacchi e ubriaconi, s’è girata dall’altra parte. Ipocrita come non mai. Costretta a registrare l’attentato, l’ha subito archiviato. 

Perciò, nessuna solidarietà per i morti di San Pietroburgo. 

E luci spente.

2017/04/02

E noi paghiamo....



C’è l’Europa dei soldi, e c’è l’Europa dei valori morali. In entrambe, l’Italia è messa male. Nessun leader politico ne ha parlato in questa campagna elettorale, e questo mi induce a pensare che anche dopo il voto di domenica non cambierà nulla, o ben poco. Non è pessimismo, ma una previsione basata sui fatti. Prendiamo l’Europa dei soldi. Per ogni euro che versa all’Unione europea, l’Italia riporta a casa appena 60 centesimi, e li spende non male, ma malissimo.

COME FUNZIONA IL SALDO NEGATIVO

Il sistema funziona così. Ogni Paese contribuisce al bilancio europeo con l’1% del pil nazionale. Nel 2013 l’Italia ha così versato nelle casse di Bruxelles circa 15 miliardi di euro e ne ha riportati a casa poco più di 9 da investire in progetti che, in teoria, dovevano rilanciare l’economia, ma in realtà hanno ingrassato le clientele. È un andazzo vergognoso che dura da anni. Rispetto al contributo versato, l’Italia ha perso 5,4 miliardi nel 2012, addirittura 7,4 nel 2011, ben 6,5 nel 2010, e così via. In dieci anni abbiamo versato nelle casse europee 159 miliardi di euro (presi dalle tasse pagate in Italia), e ne abbiamo ripresi appena 104: in totale, 55 miliardi persi, buttati via per grave insipienza politica, sia a livello nazionale che regionale. Mancavano i progetti sui quali investire. E quando sono stati presentati e finanziati, il risultato è stato deprimente: a malapena l’Italia è riuscita a spendere il 52,7% dei fondi comunitari assegnati.

NON E’ UNA NOVITA’

Questo saldo negativo tra il dare e l’avere con l’Europa non è una novità. Su internet si trova ancora il libro bianco che nel 2006 l’allora ministro per le politiche europee, Emma Bonino (governo Prodi), dedicò allo scarso utilizzo dei fondi europei, promettendo un maggiore impegno per il futuro. Da allora non è cambiato nulla. Il Censis lo ha confermato di recente: pur essendo al 12.mo posto nella graduatoria europea del pil, l’Italia è il terzo «contribuente netto» dell’Ue, finanzia il 12% del bilancio europeo (pari a 140 miliardi), ma non riesce mai a riportare a casa i soldi che versa. Meglio di noi fanno altri Paesi, considerati «percettori netti», come la Polonia che porta a casa 8 miliardi l’anno più del versato e la Spagna con 3,1 miliardi. Perfino la Grecia ci supera, incassando ogni anno 4,6 miliardi più del contributo pagato.

COME SONO STATI SPESI I SOLDI

Se poi si va a vedere come sono stati spesi i soldi europei, c’è da restare allibiti. Invece di investire in progetti di ricerca, innovazione delle tecnologie e ammodernamento delle infrastrutture come dovrebbe fare un Paese industriale degno di questo nome, l’Italia si è distinta per i finanziamenti a pioggia, destinati alle iniziative più incredibili. Per averne un’idea basta leggere due libri, il primo di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo («Se muore il Sud», Feltrinelli) e il secondo di Mario Giordano («Non vale una lira», Mondadori). Vista dalla Sicilia con gli occhi di Stella e Rizzo, l’Europa non è altro che una allegra dispensatrice di mance alle clientele politiche («Currìti! Currìti! Piccioli europei pì tutti!»): 3.541 euro alla trattoria Don Ciccio di Bagheria, specialità «pasta cu finocchi e i sardi»; 12.075 euro all’impresa edile Pippo Pizzo di Montagnareale; 2.271 euro alla gelateria Mozart di Castelvetrano; perfino 3.264 euro all’agenzia funebre Al Giardino dei Fiori di Gangi. Non solo. In Sicilia non sembra esserci un solo evento sportivo che non sia stato finanziato da Bruxelles: 188 mila euro per la maratona di Palermo (due edizioni); un milione e mezzo per il concorso di salto a ostacoli; 2,4 milioni per i mondiali di scherma; 127 mila euro per il volley femminile. Attività che con i fondi europei per lo sviluppo non hanno nulla a che fare.

IL CLIENTELISMO DEL NORD E DEL CENTRO

Oltre a quello del Sud, l’Italia ha fatto conoscere a Bruxelles anche il clientelismo del Nord e del Centro. Tra il 2011 e il 2012, segnala Mario Giordano, il Friuli Venezia Giulia è riuscito a ottenere decine di migliaia di euro per finanziare corsi di long drink e cocktail nelle principali città della Regione. La Lombardia ha ottenuto 2.239 euro per «controllare la genuinità della polenta valpadana» e altri 18.095 per «le tecniche di pizzeria» di Tolmezzo; idem in Piemonte, dove tra i tanti progetti insulsi spiccano i tremila euro destinati a una ditta di onoranze cimiteriali di Baveno. Nel Centro Italia sono arrivati finanziamenti a pioggia per le scuole di tattoo, spuntate come funghi dall’oggi al domani, il che aiuta a capire come sia cresciuta questa moda tra i giovani. Idem per i centri massaggi: quello di Serrungarina nelle Marche ha preso 817 euro, mentre il Dharma Centro Massaggi a Civitanova Marche ne ha incassati 2.971. Più robusto il contributo allo Sport Village di Castel di Sangro: 80 mila euro.

L’EUROPA DEI SOLDI SPESI MALE

Si potrebbe continuare con i fondi agricoli europei destinati alle gare di motocross, ai circoli del golf, alle scuole di equitazione, il tutto grazie alla complicità tra politici miopi, clientele fameliche e burocrati strapagati quanto indifferenti al pessimo uso dei fondi Ue. Questa è l’Europa dei soldi spesi male, che vorremmo non vedere più. Anche perché è questa Europa che, mentre dispensava mance, ha distrutto i valori della tradizione culturale europea per imporne una diversa, mai votata da nessuno. Ha scritto Giordano: «È l’Europa che celebra le festività sikh e indù, ma vuole cancellare il Natale; che vieta il crocifisso e punisce chi lo indossa; che non riconosce le proprie radici cristiane; che propone l’insegnamento della masturbazione negli asili o l’abolizione del concetto di mamma e papà (meglio il più neutro genitore 1 e genitore 2); che ha perso i riferimenti morali. L’Europa che si è svenduta all’euro». Tutto vero, purtroppo. E cambiare questa Europa matrigna, per rilanciare il sogno di un’Europa solidale, prospera e democratica, non sarà facile per nessuno.

2017/03/22

Quattro risate



Il testo che segue è il risultato di una conversazione su skype tra due individui, ho cancellato i veri nomi per non creare imbarazzo in loro, posso assicurare che è avvenuto realmente. Se trovate che uno dei due protagonisti faccia ridere per quello che dice, ditemelo, voglio scoprire se la gente ride o sorrIde per quello che è scritto qui. Buona lettura.

[2:53:48 PM] CF:Buongiorno
[2:54:22 PM] ME: Buongiorno
[2:54:48 PM] CF: C... da Cagliari
[2:55:07 PM] ME: Ho parlato un'oretta fa con MP a proposito di quella richiesta
[2:55:50 PM] CF: Mi ricorda su Skype
[2:56:43 PM] CF: Contatto Skype?
[2:56:46 PM] ME: Lei ha parlato anzi ha richiesto un'offerta per 200 carichi di pellet per la Sardegna, corretto?
[2:57:29 PM] CF: Si certo mi può ricordare la persona?
[2:58:02 PM] ME:  MP, email .....@int....it
[2:58:13 PM] ME: ....x@int....it
[2:58:29 PM] CF:Si .....
[2:58:30 PM] ME: Si chiama ..... MP
[2:58:56 PM] CF: Si per un centro commerciale
[2:59:05 PM] ME: Io sono il direttore di MXE
[2:59:13 PM] CF:Mi controllano i 10 centesimi
[2:59:18 PM] CF: Cosa possiamo fare
[2:59:20 PM] ME: lei ha ricevuto da MP il nostro catalogo
[2:59:55 PM] ME: Non afferro la questione dei 10 centesimi, si spieghi meglio
[2:59:58 PM] CF: Si   Ha visto tutto
[3:00:30 PM] ME: chi ha visto tutto?
[3:00:38 PM] CF: A sacco intendo
[3:01:17 PM] CF: Mi interessa il prezzo finale fob
[3:01:18 PM] ME: Senta ricominciamo dal principio. A lei serve il pellet per un centro commerciale. Corretto?
[3:01:44 PM] CF: Si ok
[3:01:46 PM] ME: allora che prodotto, il pellet non e' tutto uguale eppoi l'A2 premium non esiste
[3:02:08 PM] CF: Terza fascia
[3:02:58 PM] ME:
-    qualita' premium (A1)
-    qualita normale (A2)
-    qualita' industriale ( B ) La sua terza fascia quale sarebbe?
[3:03:45 PM] CF: Devo fare miglior offerta per questa azienda che quest anno in Sardegna è mancato il pellet
[3:03:46 PM] ME: il suo cliente quanto vuole spendere a tonnellata? e consegnato dove?
[3:04:23 PM] CF: Il trasporto lo gestisco io per la Sardegna è tutto già pronto
[3:04:37 PM] CF: Parliamo di pellet materiale
[3:04:42 PM] ME: La migliore offerta non significa il prezzo piu' basso, noi non lavoriamo gratis e suppongo nemmeno lei, quindi mi dica che budget le ha dato il cliente
[3:05:00 PM] CF: Prezzo per qualità fob
[3:05:38 PM] CF: Il mio ricarico sarà 2 euro per ton
[3:05:42 PM] ME: Non esiste il prezzo FOB per il pellet, se lo va a prendere lei in Russia o in Canada? Questo pellet e' solo CIF nei porti italiani
[3:06:02 PM] CF: Chi la detto
[3:06:40 PM] CF: Per la Sardegna il trasporto incide il 50%
[3:06:49 PM] ME: Il produttore, anzi i due produttori, vendono solo CIF, se poi lo vuole diversamente si organizzi lei la nave per andarselo a prendere
[3:07:10 PM] CF: Certo
[3:07:21 PM] ME: Signore carissimo, FOB significa free on board ma al porto di partenza, non a quello di arrivo
[3:07:22 PM] CF: Sto arrivando! Perché le dico così?
[3:07:37 PM] ME: Non so, mi dica lui...
[3:07:41 PM] ME: lei
[3:08:29 PM] CF: Perché chi gestisce il trasporto fanno i prezzi a cazzo
[3:09:17 PM] CF: Mi scriva incidenza trasporto container sanpietroburgo
[3:09:30 PM] CF: Odessa
[3:09:43 PM] CF: Klaipeda
[3:09:43 PM] ME: E lei che ne sa se li fanno cosi' o no. Vedo che non conosce affatto i termini INCOTERMS 2010, le suggerisco di leggerseli
[3:10:17 PM] ME: Senta, le ho detto che questo pellet arriva solo CIF, se lo vuole FOB si organizzi a cercarselo da solo.
[3:10:32 PM] CF: Segue tutto il mio spedizioniere hm
[3:10:49 PM] CF: Ok  cif e dap
[3:11:13 PM] ME: Va bene, allora CIF, niente FOB.
[3:11:18 PM] CF: Europa e extra
[3:11:52 PM] ME: Noi abbiamo prodotti dalla Russia e dal Canada, ma mi deve dire che prodotto vuole e quanto vuole spendere il suo cliente.
[3:11:59 PM] CF: Miglio offerta Cagliari
[3:12:26 PM] ME: non esiste, mi dica il suo budget, non siamo a "OK il prezzo e' giusto"
[3:12:58 PM] ME: La migliore offerta l'ho gia' fatta, vediamo la sua LOI
[3:13:10 PM] CF: Ho un contatto con un responsabile acquisti
[3:14:08 PM] ME: Non forniamo piu' prezzi tanto per fornirli, se e' interessato mi invii una LOI
[3:14:08 PM] CF: Il pellet non è per me devo presentare un offerta migliore
[3:14:39 PM] ME: Il suo cliente come le ha richiesto l'offerta? a Voce?
[3:14:50 PM] ME: Migliore di quale?
[3:15:03 PM] CF: Che può proporre lei
[3:15:58 PM] CF: Io devo gestire stoccaggio ,consegne secondo loro chiamate sabato e domenica h24 ,magazzino
[3:16:11 PM] CF: Ho deposito
[3:16:17 PM] CF: Per loro
[3:16:35 PM] CF: E mando quando chiamano
[3:17:12 PM] CF: Ho già fatto una richiesta
[3:17:17 PM] ME: Mi dispiace ma noi non lavoriamo cosi', ho proposto a MP (che lavora per me) 5 tipi di pellet, due russi, uno canadese, uno nord americano e uno Lituano. Prezzi da 170 a 200 euro ton, 2 sono certificati ENplus A1, gli altri no, 3 sono di abete 100% 1 e' di Pino 100% e uno di Quercia/faggio.
[3:17:52 PM] ME: non ci sono le sue commissioni, le deve aggiungere.
[3:19:09 PM] CF: MP mi ha chiesto una mail e stamane lo mandata. Vorrei dei numeri basta  per fare il mio ricarico e basta .nessun problema
[3:19:39 PM] ME: Ho inviato l'email a MP, ne parli con lui.
[3:19:42 PM] CF: Mail non me ne arrivata
[3:19:56 PM] ME: infatti l'ho inviata a lui non a lei
[3:20:25 PM] CF: Dobbiamo cooperare abbiamo parlato così ieri
[3:21:14 PM] CF: Io sto gestendo alcuni contatti in Sardegna e ho chiesto informazioni per offerta
[3:21:27 PM] ME: Si certo, cooperare, ma sa com'e', ultimamente chiedono il prezzo e poi spariscono, per cui lei o il suo cliente mi inviate una LOI, lettera di intenti, e noi emettiamo una offerta
[3:21:46 PM] CF: Classica prassi
[3:21:54 PM] ME: la mia email e' info@m....e.....com
[3:22:19 PM] CF: Lo so capita anche a me
[3:22:31 PM] ME: Benvenuto in famiglia.
[3:22:51 PM] CF: 170 europea?
[3:22:57 PM] ME: russo
[3:23:06 PM] CF: Cif ?
[3:23:07 PM] ME: CIF Cagliari
[3:23:18 PM] CF: Ok più IVA
[3:23:30 PM] CF: Europeo?
[3:23:43 PM] ME: ovvio, anche piu' sdoganamento, ma quello sono circa 20 euro a container, +/-
[3:23:56 PM] CF: Devo fare tanti calcoli mi capisca
[3:24:07 PM] CF: Tutte le opzioni
[3:24:25 PM] ME: Ho un ENplus A1 a 198 euro/ton ma DAP Genova
[3:24:55 PM] ME: questo non lo posso ancora confermare, e' un prezzo indicativo.
[3:25:04 PM] CF: Certo ogni passaggio al prezzo finale da proporre è importante
[3:25:13 PM] ME: puo' essere che sia di meno, deve attendere lunedi
[3:25:30 PM] CF: In base a questi dati rispondo al responsabile commerciale
[3:25:36 PM] ME: Noi non abbiamo passaggi, trattiamo direttamente con i produttori
[3:26:01 PM] CF: Che avrà altri 50 preventivi insieme al mio e suo
[3:26:15 PM] ME: cosi' va il mondo
[3:26:43 PM] CF: Certo è per questo che il trasporto per la Sardegna vorrei gestirlo io
[3:27:12 PM] CF: Perché ho avuto prezzi nolo mare container molto differenti tra loro
[3:27:13 PM] ME: Non si puo', i produttori vendono solo a destino.
[3:28:02 PM] CF: Ai produttori interessa che il pellet esca dalla loro fabbrica pagato
[3:28:33 PM] CF: Sono produttori no trasportatori
[3:28:34 PM] ME: Senta chiariamo bene una cosa. Adesso ci sono le sanzioni contro la Russia, significa che lei se va li al massimo le danno due dita negli occhi perche' nessuna banca accetta di aprire una Lettera di Credito su una banca russa, per quello si passa attraverso di noi.
[3:29:28 PM] ME: Nel nostro prezzo, direttamente dal produttore al consumatore, c'e' compresa la triangolazione per fare in modo che lei possa avere il pellet russo.
[3:29:43 PM] CF: Si lo so
[3:30:14 PM] CF: E per quello che vorrei un Lituaino
[3:30:25 PM] CF: Geopolitica
[3:30:38 PM] ME: Costa di piu' e lo posso fare DAP Genova
[3:31:14 PM] CF: Lei mi mandi i suoi numeri e poi valuterò .
[3:31:26 PM] CF: Non le sto chiedendo altro
[3:32:24 PM] ME: I numeri li ricevera' da MP, per fare un'offerta lei mi deve inviare una LOI
[3:33:25 PM] CF: La Loi si manda dopo il preventivo
[3:34:22 PM] CF: Adesso a me non occorre niente
[3:35:23 PM] CF: A lunedì
[3:36:29 PM] ME: A lunedi
[3:36:46 PM] CF: Tutti tranquilli
[3:37:23 PM] CF: Sto lavorando quando chiedo delle offerte
[3:38:17 PM] ME: Buon lavoro allora.

2017/03/10

Arriva la reazione? Italiani stanchi e delusi dalla politica del PD sono a una svolta



Ricordo il titolo di un capitolo di un libro di storia di Armando Saitta, riferito a una certa fase della Rivoluzione francese del 1789: “furoreggia la reazione”. Titolo criptico che aveva suscitato in me, giovane studente appassionato di storia e di letteratura, grande curiosità ed inquietudine. Mi torna in mente oggi, a distanza di decenni, perché fotograferà la realtà dell’anno prossimo venturo, il 2018.

La reazione è già cominciata

Per la verità, come ormai concordano tutti i commentatori politici, la “reazione” è già cominciata nell’ultimo scorcio del 2016 con la Brexit, l’elezione di Trump e la sonora sconfitta di Renzi al referendum costituzionale in Italia. Ma questo è stato solo l’antipasto che si consoliderà con tutti i risultati delle elezioni nel vecchio continente di quest’anno: il 15 marzo in Olanda, il 23 Aprile in Francia e il 24 Settembre in Germania. Qualunque siano i risultati fin da ora sono previsti discontinuità e ribaltoni rispetto al trend tradizionale di voto. Ma il botto grosso è prevedibile proprio in Italia, alle elezioni politiche della primavera 2018 che secondo le previsioni di vari uffici legislativi dei “Palazzi romani” non si terranno a scadenza ordinaria, prevista il 24 febbraio 2018, cioè 5 anni dopo le elezioni del 2013, bensì entro 90 giorni da quella data, utilizzando strumentalmente la legge, il che significa che probabilmente si voterà a metà maggio 2018.

Quegli eccessi rivoluzionari che…

Furoreggia la reazione, perché? Nel 1795, perché dopo gli anni degli eccessi rivoluzionari della sinistra di allora, i giacobini, la destra rialzò la testa e mise fine al regime uscito dalla Rivoluzione, con la Reazione. 

Perché il 2018? 

Perché la gente oggi non ne può più dei garantismi che proteggono migliaia di criminali in servizio permanente effettivo, che una volta arrestati dalle forze dell’Ordine vengono immediatamente rilasciati a piede libero in attesa di processi che non avranno mai efficacia. 

Perchè i normali cittadini non ne possono più di essere ogni giorno vessati dalla tasse che servono a finanziare con 4 miliardi di euro il flusso di 200 mila clandestini l’anno, di cui appena il 10% veri rifugiati di guerra. 

Perchè la gente non sopporta più pensioni minime di 400 euro al mese a persona, a coloro che hanno versato contributi previdenziali tutta la vita e che invece ogni clandestino venga mantenuto dallo Stato italiano a 1100 euro al mese, finanziando cooperative di amici degli amici, senza alcun controllo di gestione, determinando ignobili speculazioni. 

Perché l’impresa, da quella grande a quella piccola, da quella industriale o agricola o commerciale, non ne può più di essere spremuta con tasse che servono a finanziare il mostruoso apparato burocratico dello Stato che non garantisce alcun diritto alle imprese, a cominciare dalla giustizia civile e amministrativa e alla concorrenza sleale della contraffazione. 

Perchè le opere pubbliche, che potrebbero essere un volano per rilanciare gli investimenti, non decollano o procedono al lumicino, in quanto i fondi vengono bloccati per garantire la liquidità di cassa allo Stato. 

Perché i cittadini sono indignati per i tagli ai servizi sanitari pubblici, che si fanno carico di migliaia di extra-comunitari, che addirittura si portano i parenti dall’estero per curarsi, e quindi coloro che ne avrebbero realmente diritto, devono ricorrere alla sanità privata poichè non sono più garantite le ordinarie prestazioni mediche e i costi delle cure più avanzate. 

Perchè la sicurezza delle persone non è garantita neppure dentro casa e quando qualcuno si difende da solo viene incriminato per eccesso di legittima difesa. Perchè la Magistratura non è più uno strumento di Giustizia, ma di lotta politica per affossare Governi o perseguitare dei leader politici o imprenditoriali. 

Perché i diritti civili non sono più la tutela delle persone, ma l’arroganza di nuove dottrine, dal gender all’utero in affitto, che vanno contro il diritto naturale e tutelano egoismi di piccole lobby, che si arrogano l’arbitrio di praticare ogni tipo di perversione. 

Perché le èlite culturali, dall’Università al Teatro, alla musica al cinema, all’editoria, che dovrebbero essere l’avanguardia del pensiero della Società, sono gruppi autoreferenziali che stabiliscono abusivamente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, senza più alcun legame con il sentire popolare, creando una frattura incolmabile tra la volontà delle persone comuni e il loro pensiero unico e incriticabile. 

Perchè non sono più accettabili leggi che non incontrano più il sentire dei popoli ma garantiscono solo banche, fondi di investimento e lobby finanziarie e speculative. 

Perchè si vogliono estirpare i costumi, le tradizioni e addirittura i cibi che vengono prodotti da secoli in omaggio a nuove norme inventate dalle burocrazie europee per il vantaggio di multinazionali ed interessi illeciti . 

La misura è colma e la pentola bolle, poichè nessuno spegne il fuoco, anzi molti aggiungono nuovo carburante esplosivo: tra poco salta il coperchio ed il botto sarà terribile. Solo che per rimediare, poi, non saranno suffcienti i normali cambiamenti, ma occoreranno misure forti che susciteranno ulteriori reazioni e determineranno implosione civile, tensione internazionale e guerre . 

Chi vincerà?

Siamo sul ciglio del big-bang, che in Italia può portare al Governo il Movimento 5 Stelle che, senza progetto e senza classe dirigente, può però riuscire a rappresentare comunque l’indignazione collettiva.

Oppure vincerà il centrodestra ripulito di coloro che in realtà non ne hanno mai fatto veramente parte, ma che si erano comodamente associati per opportunismo. 

Il PD, proprio perchè è sempre stato il referente di tutte le amministrazioni, le burocrazie, le lobby e tutti gli interessi diffusi, ora ne paga le conseguenze, essendo universalmente riconosciuto come il massimo rappresentante di tutti i poteri, da quelli istituzionali a quelli giudiziari, da quelli bancari a quelli assicurativi, da quelli dell’informazione a quelli economici. 

La reazione per una volta stabilirà che “gli ultimi saranno i primi”. 

2017/02/15

TRUMP FOREVER



La presidenza di Donald Trump è destinata a durare, nonostante la “guerra mediatica” scatenata contro il presidente Usa da “élite benpensanti” e pezzi degli apparati di sicurezza, culminata al momento nelle dimissioni del consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn. Parola di Edward Luttwak, profondo conoscitore degli ambienti politici di Washington, che minimizza lo scontro in atto tra la Casa Bianca e la comunità dell’intelligence. Uno scontro “enormemente esagerato”, dice il politologo, raggiunto telefonicamente dall’Adnkronos. A rinfocolare le polemiche ci ci pensa lo stesso Trump, con i tweet nei quali senza giri di parole accusa Fbi e 007 di passare alla stampa informazioni riservate al solo scopo di screditare la sua amministrazione, tesi peraltro verosimile e quasi riscontrabile. Luttwak non nega che ci sia “tensione” tra la Casa Bianca e gli apparati di intelligence. Due i principali motivi a suo giudizio. Il primo è dovuto alla “annunciata riduzione” che questa amministrazione vuole attuare rispetto alla “crescita eccessiva” degli apparti di intelligence avvenuta dopo l’11 settembre 2001. “Sono troppo grandi, con troppi soldi e troppa gente non qualificata”, dice Luttwak. Il secondo motivo sarebbe invece legato alla politica estera della nuova amministrazione che punta a un nuovo asse con Mosca. Trump, spiega Luttwak, “vuole un accordo con la Russia per respingere la Cina” e le sue mire espansionistiche. Ci sono molti “ex funzionari dell’intelligence”, quelli che parlano con la stampa, afferma il politologo, che sono “contro l’idea di Trump”.

Per Luttvak è in corso una guerra alle élite

Ma soprattutto, è in corso secondo Luttwak “una guerra mediatica dei benpensanti contro Trump”. Per il politologo “è giusto che sia così”, perché il discorso inaugurale del nuovo presidente è stato una vera e propria “dichiarazione di guerra alle élite” di Washington. “Quando sfidi un’intera élite di benpensanti, questi reagiscono perché non vogliono rimanere fuori gioco per otto anni”, chiosa Luttwak. Eppure, aggiunge, “non vedo il rischio paralisi” per la Casa Bianca. Il successo di questa amministrazione a suo giudizio si misurerà sull’economia, sulla realizzazione del progetto Rebuild America. Il piano da 1,3 trilioni di dollari al quale sta lavorando “la squadra principale” di Trump per costruire e ammodernare le infrastrutture Usa. Il piano è “il cuore di questa Amministrazione”, dice il politologo. 

E la rielezione di Trump a suo giudizio, più che sui metodi poco ortodossi importati alla Casa Bianca o sugli scivoloni personali – “tutte cose triviali” – si giocherà sulla creazione di posti di lavoro: “E molti di questi posti andranno a persone che non lo hanno votato”. Ma se anche le “élite benpensanti” dovessero avere la meglio e costringere Trump alle dimissioni prima della scadenza del suo mandato, “questa vittoria sarebbe in realtà la loro più grande sconfitta”. Perché “l’ironia” di tutta questa storia, spiega Luttwak, è che al posto di Trump subentrerebbe il vice presidente Mike Pence. Un uomo che “ha le stesse idee di Trump, ma è più rigoroso, è religioso e non ha vulnerabilità personali”. Pence, insomma, sarebbe inattaccabile.