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2012/09/19

Diritti e doveri


Che differenza c'è fra le foto rubate a Kate Middleton e le vignette satiriche di Charlie Hebdo?
Nessuna, sono entrambe libertà di stampa e opinione, estrema certamente, punibile eppure...

Eppure abbiamo assistito a due diversi comportamenti della giustizia francese.
Da una parte a seguito di una denuncia dei reali inglesi quelle fotografie sono state immediatamente ritirate dal magazine francese, oggi poi gli scatti "rubati" sono stati consegnati alla famiglia reale britannica. Una vittoria di Pirro questa, perchè quelle fotografie erano già state rivendute a moltissime testate di scoop e gossip dell’intero pianeta, una classica vittoria di Pirro perchè di fatto nasconde una sconfitta. È vero che il giornale francese non potrà vendere né diffondere ulteriormente gli scatti incriminati, ma è innegabile che ormai quel seno l'ha visto tutto il mondo, internet ha ripreso la notizia in lungo e in largo. Il danno ormai è stato fatto. Un danno di immagine dunque, l’immagine di una famiglia in declino. La giustizia francese ha quindi condannato il giornale al divieto di diffondere o cedere le immagini a seno nudo della duchessa di Cambridge e a restituire, entro 24 ore, tutti gli originali, pena una multa di diecimila euro ogni giorno di ritardo.
Kate Middleton, Principessa di Cambridge
Ma la giustizia francese non si è comportata allo stesso modo con le vignette satiriche di Charlie Hebdo, anzi, il premier Jean-Marc Ayrault ha sottolineato che la Francia è "un Paese in cui la libertà di espressione è garantita, compresa quella di caricatura". "Se ci sono persone che si sentono offese nelle proprie convinzioni” ha detto il premier alla radio RTL, “e ritengono che siano state violate delle leggi, e noi siamo in uno Stato in cui le leggi vengono fatte rispettare, possono rivolgersi a un tribunale”.

Ma come?

Le fotografie a seno nudo della Principesa di Cambridge forse faranno inviperire i sudditi di sua maestà la regina d'Inghilterra, siamo certi che a qualcuno verrà in mente di gettarsi nudo nella Senna o nel Tamigi per protesta, qualcun altro boicotterà i prodotti francesi per qualche tempo, poi tutto cadrà nel dimenticatoio.
Le vignette satiriche no, quelle alimenteranno l'odio del mondo islamico nei confronti di quello cristiano. Un odio recentemente riacceso dopo quel filmetto blasfemo, e diciamocelo, inutile e dannoso che un cretino qualsiasi ha prodotto negli Usa.
La Francia si era già attirata notevoli critiche dopo la legge che aboliva l'uso del velo integrale in pubblico, nelle scuole, nei luoghi pubblici.
Adesso siamo punto e a capo.

Adesso ricomincerà la caccia alle streghe, viaggiare tornerà a essere pericoloso, assisteremo a piani di emergenza codice rosso in tutte le ambasciate francesi nel mondo, in particolare in quei paesi dove l'estremismo islamico gode ancora, e nonostante tutto, di quelle protezioni politiche e ideologiche che noi nemmeno possiamo immaginare.
Charlie Hebdo fondatore dell'omonimo giornale satirico

Ne vale la pena? Assolutamente no.
Credo che certi diritti vadano limitati, non è giusto che si possa dire quello che si vuole se la nostra azione mette a rischio la vita di altri individui.

Viviamo fortunatamente in un mondo libero, ma la nostra libertà finisce dove comincia quella degli altri, anche se si tratta di altri popoli, altre religioni, che siano i fratelli dell'Islam o i Buddisti indiani.

La pace si crea attraverso piccoli passi, la convivenza fra popoli e religioni si fonda sulla reciproca comprensione e rispetto, nessuno può e deve permettersi di rompere questi sottili equilibri, nemmeno in nome di una presunta libertà di espressione.

2012/09/12

Fuga dall'Italia!

Leggevo su un forum la richiesta di consigli di una coppia di italiani decisi a trasferirsi all'estero, innamorati della Grecia, si tanto da sorvolare sui tanti problemi a cui il paese sta tentando di porre rimedio, fra dubbi e perplessita'.

Premesso che chiunque abbia il diritto di andare a vivere dove preferisce esprimo qui un mio personale punto di vista che, spero, sia finalmente condiviso dalla massa (ormai e' tale) degli Italiani che hanno
deciso o stanno decidendo di lasciare lo stivale per svernare e magari piantar radici in uno dei Paesi esteri di cui e' composto questo sterminato pianeta.
Premessa ovvia perche' -udite udite- non esiste una nazione dove potersi trasferire che sia inadatta a quello che ci siamo prefissati di fare.
Mi spiego, andare in Grecia in questi tempi non e' molto diverso dal restare in Italia e nemmemo dall'andare in Spagna, Portogallo, Irlanda e mettiamoci pure la Francia che per risolvere il problema del PIB (PIL) hanno deciso di tassare i super ricchi al 75%.
In Italia, e qui torniamo allo stivale nostro, non vanno tutti male, lo sappiamo, molti si lamentano, tirano la cinghia (hai poco da tirare se hai perso il lavoro), piangono miseria, si abbattono e suicidano e poi...
E poi insieme ad altri diciotto milioni se ne vanno in ferie ad agosto perche' allo shopping si puo' anche rinunciare ma alle ferie no.

La Grecia, grandissimo paese, gente onesta, simpatica, cordiale, disponibile. In particolare quelli delle isole, sempre rispettosi verso lo straniero, mai invadenti. Sono stato a Rodi, a Creta, di Santorini ho ricordi stupendi. In Grecia ho amici, gente che sta bene, a cui la crisi passa come un soffio di vento, gente che si lamenta come tutti per non passare da superbo.

Volete andare in Grecia? Andateci, scoprite tutto il bello che il Paese sa offrirvi perche', tranquilli, il brutto della crisi non vi tocchera' mai nemmeno da lontano, voi pagherete le vostre tasse e nulla piu'.
Solo non aspettatevi favori, adesso in tempi di vacche magre favori non se ne fanno piu' ma l'opportunita' di vevere intensamente la vostra vita come l'avete pensata non vi ricapitera' mai piu'

Andate dunque e siate felici!

2012/09/08

VICENDEVOLMENTE


Vicendevolmente, reciprocamente. Quello che io ti regalo tu lo regali a me. In altre forme altrimenti si tratta solo di un mero passaggio di idee da un individuo all’altro. Stiamo parlando di idee o di situazioni o forse di oggetti? Parliamo di idee e pensieri scaturiti dall’anima? Che idee potremmo mai avere ora che siamo all’ultima spiaggia, quale reciprocitá potrá esistere ora che non abbiamo piú nulla da dividere fra noi se tu vuoi andartene e io restare? Qui non si tratta di famiglie ma di popoli, di un popolo vissuto giorno dopo giorno con la certezza che ognuno era l’ultimo e adesso che siamo praticamente alla fine ci illudiamo che forse qualcosa possa ancora esser salvato e sperare e tornare a un recente passato.
Illusioni?
Vicendevolmente abbiamo diviso anche la ricchezza? Il pensiero corre veloce come una goccia di sangue che scivola via lungo uno stretto canale di pensieri, i pensieri dell’anima che sceglie la libertá. Mi libero da questo stato d’incoscenza voglio viaggiare lontano nel tempo. Chi siamo? Non abbiamo diviso la tua ricchezza materiale come io non ho diviso la mia ricchezza mentale con te. Io sono povero con la pretesa e  forse desiderio, ma è solo un sogno che potrebbe avverarsi, di diventare ricco fuori, dentro lo sono già. Tu puoi continuare a essere ricco di tutto il materialismo che la tua condizione permette, ma della mia ricchezza non potrai aver nulla. Sarà solo mia e a te nemmeno le briciole.
Chi siamo?
Siamo pedine in una scacchiera non solo di bianchi e di neri ma di gialli, verdi, rossi, blu. Le regole non sono le stesse e quello che va bene a te non vale per me e reciprocamente è tutto capovolto e ritorniamo alle origini. Tutto deve andar male affinché tu possa rimanere in un mondo diverso dal mio. Sei realmente in un mondo di desideri o è frutto solo della mia mente?
Vivo con la consapevolezza che il mio status vivente serva solo a permettere a gente come te di vegetare, vivo con la certezza che un giorno tutto questo cambierà e i neri saranno bianchi e tutto girerà al contrario.
E vicendevolmente io sarò ricco e tu povero.  

2012/08/26

L’euro non esiste più!


Ormai se ne sono accorti tutti, gli sforzi che la Germania della cancelliera Merkel e la Francia del presidente Hollande per tenere in vita l'Euro sono sporporzionati rispetto al sacrificio di milioni di cittadini europei. Europei perchè in un modo o nell'altro tutti dovranno rimboccarsi le maniche e metter mano al portafoglio per finanziare la crisi degli altri Paesi dello scacchiere europeo e non solo i cittadini di quei Paesi poco attenti al bene comune dotati di politici dalle mani bucate (ogni riferimento ai politici italiani è puramente casuale). Sappiamo anche che non tutti hanno gradito e gradiranno dover metter mano ai risparmi per sanare i debiti di chi non ha saputo gestire con attenzione la spesa. Adesso nel bene o nel male in Europa piangeranno tutti, anche i tedeschi nonostante siano i primi della classe.
Questi sono gli eventi che accadono in Europa, e sono in grado di cambiare il destino di un popolo, altri ancora di cambiare il percorso di molti popoli europei. Ma altri eventi avvennero cinque secoli indietro nel tempo, eventi che cambiarono il nostro modo di vivere. La scoperta, del tutto casuale, delle miniere d’argento in Messico e in Perù permise alla Spagna del 1500 di dotare l’Europa di una base monetaria. Fu un evento che cambiò non solo il destino individuale di molti uomini ma anche quello di interi popoli (fu a causa di questa scoperta che gli Inca e Aztechi vennero sterminati), non solo, tutta quella che allora era l’umanità (anche in Cina dove la guerra dell’oppio ebbe quale determinante la saga dell’argento spagnolo).
Nel Medioevo, causa la rarefazione dei metalli preziosi, e dell’oro in particolare, le monete erano così sottili da poter essere piegate con le dita. La scoperta di ingenti giacimenti d’argento da parte degli spagnoli fu sagacemente utilizzata dalla Repubblica Veneziana per arrivare a coniare nel 1472 la prima lira. La cosidetta lira Tron (dal nome del Doge di cui portava l’effigie) pesava sette volte le monete precedenti e non poteva essere piegata. L’Europa si trovò così ad avere per la prima volta una vera moneta.
Facciamo un passo indietro. I romani coniavano monete già duemila anni prima, L'utilizzo dell'aes rude utilizzato dal 509 a.C. si scontrava con la scomodità di dover pesare il quantitativo di bronzo ad ogni scambio. Su iniziativa di singoli mercanti, quindi, si iniziò ad utilizzare getti in bronzo di forma rotonda o rettangolare su di cui era riportato il valore, detti aes signatum. La prima moneta standardizzata da parte dello Stato fu l'Aes grave, introdotta con l'avvio dei commerci su mare intorno al 335 a.C. Con il passaggio alla monetazione al martello, l'aes diventò una moneta fiduciaria, il cui valore non era cioè più legato al contenuto in metallo. Le prime monete battute emesse da Roma furono alcuni didracmi d'argento di chiara ispirazione greca (ancora la Grecia, la storia si ripete pericolosamente) ed alcune monete frazionarie collegate sia in argento che in bronzo. Queste monete sono nell’immaginario degli addetti ai lavori indicate con il nome di romano-campane, in quanto
furono molto probabilmente coniate in Campania nel III secolo a.C., allo scopo di facilitare il commercio con le colonie greche del sud Italia. Torniamo dunque al 1472, in quello stesso anno, in un’altra città italiana, Siena, veniva fondata la banca più antica del mondo, il Monte dei Paschi.
Banca e moneta: le basi della finanza moderna. Finanza nata in Italia nel Cinquecento grazie al cronico indebitamento della corona spagnola (che coniava argento per mantenere i suoi eserciti) e al continuo disavanzo commerciale della Germania (non sono sempre stati reprobi come vorrebbero far credere), allora grande importatrice delle merci orientali di cui Venezia deteneva il monopolio distributivo. La finanza italiana godeva della miglior reputazione mondiale perché ben vigilata: la zecca di Venezia veniva controllata dalla magistratura.
Il valore della moneta certo.
Le monete spagnole invece erano invece così falsificate da non essere più accettate all’estero. Un editto genovese del 1642 aveva bandito l’uso dei pesos perchè non sussistevano più sufficienti garanzie di autenticità. Bisogna poi aggiungere che funzionari corrotti e omessa vigilanza facevano sì che la Spagna non godesse di reputazione finanziaria in Europa (quante coincidenze con l’attuale situazione finanziaria del Paese, verrebbe da pensare che sia il destino della Spagna, oggi come un tempo non essere credibile finanziariamente). La virtù fondamentale della moneta come equivalente di valore per gli scambi commerciali è l’essere accettata all’estero. Chi esporta vuole moneta debole (così incassa di più), e chi importa vuole moneta forte (spende meno). Fazioni manifatturiere eternamente in conflitto, salomonicamente rappacificate dalla fissazione di un prestabilito rapporto di cambio (fixing).
Dopo l’abbandono della convertibilità con l’oro, dal 1971 la moneta è divenuta una scritturazione contabile, a volte nemmeno cartacea ma solo elettronica. Ormai dematerializzata, la moneta non ha più valore intrinseco: vale solo il suo prezzo, determinato dall’incrocio tra domanda e offerta. Computer che sparano ordini contro altri computer programmati a sparare ordini di segno contrario. Un prezzo che può essere modificato, falsificato, artefatto con metodi ben più sofisticati di quelli che nel Seicento in Spagna valsero la condanna a morte al governatore della zecca.

Tutto sta tornando dove era iniziato.
Dalla saga dell’argento spagnolo, che costò la vita a milioni di nativi sudamericani, alla saga dell’euro che può costare il conto in banca a milioni di cittadini europei.
Là dove la creazione di base monetaria ha innescato l’Occidente industrializzato, là quel modello di sviluppo (che ha sporcato l’acqua, drogato i campi e cementato i borghi) può trovare un nuovo inizio.
Perché non siamo solo produttori e consumatori del villaggio globale.
Siamo uomini e popoli.
Umanità.
Veniamo da cinquecento anni di storia europea. Sappiamo che banca e moneta non sono divinazioni numerologiche, ma utensili per il buon governo, la civile convivenza e il bene comune. L'euro non è la debole moneta virtuale di 10 anni fa, ma la seconda valuta del pianeta, dominante nei mercati obbligazionari e in forza nelle riserve valutarie ufficiali e private. Affiorano però interrogativi sul piano politico, complici le mosse dei presidenti e ministri europei. La Cancelliera tedesca Markel critica i partners europei, i partners europei criticano la Germania e quindi la cancelliera accusata a piu’ riprese di voler colonizzare l’Europa come aveva gia' precedentemente tentato un suo illustre predecessore che pagò i propri errori suicidandosi in un bunker a Berlino. 
Da qualche mese si leggono svariati articoli sul tema, tutti cercano di analizzare l’impatto che la moneta unica ha avuto sul nostro paese e su altre nazioni europee.
Ma l’Euro ci conviene?
E’ certamente arrivato il momento di mettere in fila i birilli, e analizzare i pro ed i contro di un mantenimento dell’Euro o di un ritorno alla Lira, ovviamente con tutti i limiti che certe analisi macro-economiche, politiche e statistiche possono produrre, considerando gli  aspetti finanziari e bancari, da far analizzare esperti del ramo che mai si sognerebbero di suggerirmi le prossime mosse dello scacchiere finanziario europeo (perche’ potrei sfruttare a mio favore certi suggerimenti e sbancare come al casinò la cassa delle borse di mezza Europa).
Andando con ordine, e partendo dalla moltitudine di articoli scritti anche da luminari economici e finanziari di mezzo mondo nonchè italiani, che non si curano affatto delle nobili origini veneziane della nostra finanza, ecco che alcuni riprendono dati, analisi e conclusioni riprese dai dibattiti internazionali sul tema. C’è una costante ripetizione nelle azioni e soluzioni per ridurre la crisi che spaventa, economisti di fama “copiano” la cura proposta da altri di mezza tacca che a loro volta hanno copiato a larghe mani dagli stessi economisti famosi che, forse, non sanno più che pesci pigliare per risolvere la crisi.
Segno esistenziale di una moneta che pure c’è ma è destinata ad una morte certa se i governi non capiranno che a un valore forte non sempre corrisponde una economia di Stato forte, in questo caso lo Stato diventa una somma di Stati e, di fatto e enormemente tragica nel percorso compiuto perchè porterà alla scomparsa dell’Euro e dell’Unione Monetaria voluta dalla Francia di un presidente che guardava di più ad un proprio tornaconto, da condividere con la Germania piuttosto che al bene di tutta la Comunità’ Europea.

La dinamica in caso di mantenimento dell’EURO è prevedibilmente la stessa degli ultimi 10 anni (ed ancora in pieno corso nel 2012), con una Germania che sottrarrà quote a tutti gli altri. Il trend proseguirà inevitabilmente, fintanto che la Germania manterrà un’inflazione minore o uguale ai partners, e potrà mutare solo quando tale tendenza muterà ed in modo duraturo (fantascientifico, un’utopia). Ovviamente gli aumenti di tassazione indiretta in Italia e Spagna, causa prima di sovra-inflazione, promettono che il differenziale inflattivo tra Germania e Sud Europa permarrà anche nei prossimi 2 anni.

In caso di disgregazione dell’EURO, e ritorno alle valute nazionali, è ovvio che accadrà qualcosa di analogo a quanto accadde nel 1992-95. L’Italia (e gli altri paesi che svalutarono) all’epoca ebbe un’impennata nella Produzione Industriale e la Germania ebbe una bella batosta. È ciò che accade in corrispondenza di ogni riaggiustamento monetario. È vero che l’Italia ha minore peso industriale rispetto all’epoca, ma è anche vero che l’incidenza dell’Import-Export rispetto alla produzione è aumentata esponenzialmente in confronto a 20 anni fa, per cui diventa prevedibile che vi saranno gli stessi effetti.

Il destino dell'euro è di essere cartina di tornasole delle impasse e dei successi dell'Europa visto che la BCE è la più importante istituzione federale operante in Europa, anche se non l'unica. Nessun Paese dell’Unione Monetaria Europea vuole cancellare pezzi di Europa federale. Ma chiede, al di là di differenze apparenti, che UE e l’Euro non aggiungano peso normativo e il veicolo di queste esigenze sono le critiche alle istituzioni federali nonché alle regole e ai comportamenti che le sostengono. La risposta è un maggiore spazio negoziale per gli organi di governo del Consiglio e della Commissione, regole semplici, di facile applicazione, non ad hoc per normalizzare il comportamento di un paese o di un gruppo di paesi. Purtroppo abbiamo visto che sono solo alibi.

L’euro non esiste più.  

2012/08/20

Emergenze


Immagina: vivi in Lombardia e vedi alla TV un servizio dal vivo, in diretta, di un catastrofico incendio in Toscana. Tua moglie e tuo figlio si trovano lì, trascorrono le vacanze in un agriturismo perso nelle campagne del grossetano (la cronaca di questi giorni aiuta la fantasia)!
Provi a telefonare, ma le linee sono intasate, le chiamate non arrivano a destinazione. Cosa si può fare?
Contatti la Croce Rossa Italiana, provi a visitare il sito web per cercare un numero di telefono, un’informazione, quell’informazione che ti tranquillizzi. Trovi il numero, chiami, al telefono risponde una voce assonnata, si fa ripetere più volte la storia, sei nervoso, ansioso, non ottieni risposte da ore e quell’astioso funzionario sta solo facendoti perdere del tempo. Per la terza volta ti richiede di fornire informazioni specifiche come il nome della vittima e l'indirizzo o numero di telefono. Vittima? Quale vittima? Ancora non sai se sono stati coinvolti nel colossale incendio, e questo idiota ti parla di vittime? Sbatti la cornetta con violenza e chiami i Carabinieri, la Guardia di Finanza (che non conosce la situazione), la Guardia Forestale “si sappiamo qualcosa ma è nel grossetano, noi siamo in Sardegna... riprovi con la Toscana” Come fai a chiamare la Toscana se il numero è unico per tutta Italia? Alla fine realizzi che forse i Vigili del Fuoco ne sanno di più... Chiami e nemmeno loro ma, la voce dall’altro capo del filo è un padre come te, capisce la tua angoscia, la paura. “Aspetti” ti dice “faccio una prova, vediamo...”
E dall’altra parte ti rispondono i Vigili del Fuoco di Grosseto, professionali e sereni pur nel caos che un incendio di quelle dimensioni può generare. “Stia tranquillo, non ci sono vittime e i nomi che mi ha dato non risultano” ti senti scoppiare, vorresti abbracciarlo, senti il cuore che va a mille “Mi dia il suo numero di telefono, non si potrebbe ma a volte facciamo un eccezione...” A volte i miracoli avvengono, e quando senti tuo figlio al telefono “Papà’” la tensione lascia spazio alla commozione e piangi a dirotto, sono salvi, sono salvi!

E se sei tu la possibile vittima e devi lasciare la tua casa? Come puoi far sapere a tutti di star bene? Sei uscito di fretta, non ha potuto chiamare, informare nessuno, le linee telefoniche erano intasate. Fuori gente spaventata come te. Sali con altri sui pulmann che ti portano lontano da casa tua, nella concitazione perdi il telefono, non sai dove ti trovi, perdi la cognizione del tempo e nessuno ti aiuta...
Quando pensi di impazzire e arguisci che questa volta l’infarto ti prende ecco una voce “Signore la posso aiutare?” Ti volti, c’è un giovane, distinto serio, tranquillo, ti porge un  cellulare e tutto assume contorni nitidi e decisi.
Vorresti abbracciarlo, ti sorride, sembra un angelo. “Sto bene, sono vivo, sono in salvo...”

Questo in Italia, pensate se fosse successo di là dell’oceano.

Siete nel vostro appartamento al ciquantesimo piano di un grattacielo a New York, moglie e figlio sono in vacanza nel Vermont, alla TV parlano di un grandioso incendio, proprio lì, adesso. Panico, che faccio?
Niente panico, andate sul sito web della Croce Rossa americana, e iscrivete nella lista delle possibili vittime il nome dei vostri cari, a stretto giro di posta verrebbe da dire, in Italia siamo ancora legati alla posta come gli americani al pony express solo che per loro è un vecchio e caro ricordo, per noi una dolorosa attualità, un pop-up ti dice che nella lista delle vittime non ci sono i loro nomi.  

Un link vi spiega come ottenere assistenza, un altro vi invita a lasciare il messaggio "contattare i familiari". Fornire le stesse informazioni specifiche che il poco solerte funzionario italiano cercava di conoscere con modi irritanti, vi sembrerà quasi normale, siete orgogliosi di lasciare i loro nomi, l'indirizzo, il numero di telefono. Loro si sono registrati, lo sai, le regole son fatte per essere rispettate, riceverai presto un loro messaggio e nel frattempo loro riceveranno il tuo.
In minuti, non ore o giorni, minuti!

Non aspetterai ore di angoscia ma minuti di serenità, la chiamata arriva presto, “Siamo in salvo, ci vediamo a casa, che paura papà....”

Questo è come dovrebbe funzionare. La Croce Rossa dovrebbe aiutare le famiglie sfollate a comunicare dalla zona del disastro con i propri cari al di fuori dell'area. Le vittime sono obbligate a registrarsi, si registrano selezionando e pubblicando messaggi standard per la famiglia e gli amici che indicano che sono al sicuro e in un rifugio, albergo, o un altra casa, e si metteranno presto in contatto, non appena possibile.

Questa si chiama organizzazione, da noi assume un nome diverso, angosciante, che spaventa, da noi si chiama “Arte del sapersi arrangiare”. Meno male che ogni tanto incontriamo un angelo e le tensioni si allentano. Possiamo vivere così noi?

Tutti dalla Croce Rossa Italiana ai Vigili del Fuoco, dai Carabinieri alla Polizia passando per la Guardia Forestale, la Guardia di Finanza e le Guardie Carcerarie (mettiamoci anche loro) dovrebbero sapere quanto sia importante il contatto famiglia durante un'emergenza, sia per le vittime che per i loro cari. Purtroppo in Italia La Croce Rossa non serve più per queste emergenze, ha assunto più un ruolo rappresentativo, istituzionale, di circostanza lasciando il compito del soccorso ad altre forze che nulla possono nei confronti del cittadino inerme in confronto con quelle della natura. Dovrebbero saperlo, conoscere queste emergenze e fronteggiarle con professionalità e invece....

Questa è l’Italia!